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Insegnare, servire e trovare una famiglia all'estero

  • Immagine del redattore: María Luz Peña
    María Luz Peña
  • 8 minuti fa
  • Tempo di lettura: 3 min

My name is Victoria Tusiani Recabarra, I am 24 years old, and I come from Argentina.


I sMi chiamo Victoria Tusiani Recabarra, ho 24 anni e vengo dall’Argentina.Ho trascorso tre mesi facendo volontariato come operatrice sociale presso l’Istituto Sociale del Lavoro (ISO) a Valencia, un’associazione di lavoratori promossa dalla Chiesa Cattolica di Valencia che si propone di accogliere, proteggere, promuovere e integrare immigrati e rifugiati.

In particolare, ho svolto la mia attività presso il Rifugio Dorothy Day, fondato nel 2009 con l’obiettivo di accogliere e offrire una formazione di base completa a famiglie e donne immigrate e rifugiate in cerca di inclusione sociale e lavorativa.Oggi il rifugio ospita principalmente famiglie con bambini e giovani provenienti dall’Africa subsahariana che sono arrivati in Spagna alla ricerca di nuove opportunità.Il rifugio offre accoglienza 24 ore su 24, ospitalità temporanea, un piano personalizzato di inserimento sociale e lavorativo e supporta lo sviluppo evolutivo dei bambini.



I miei compiti principali erano:

  • Organizzare e tenere lezioni di spagnolo (dal lunedì al venerdì, la mattina)

  • Accompagnare le famiglie nella loro quotidianità

  • Realizzare attività con bambini e donne all’interno del rifugio (giochi per favorire la conoscenza reciproca, l’acquisizione di abitudini per una sana convivenza, la scoperta della cultura spagnola e valenciana) e all’esterno (uscite a musei, parchi, ecc.)


È stata un’esperienza molto bella. Mi sono sentita accolta e accompagnata da tutto il gruppo di lavoro, sia a livello umano che professionale. Un vero esempio di lavoro di squadra che mi ha permesso di vivere l’unità in chiave di fraternità.


Vivere insieme alle famiglie ogni giorno, condividere i pasti e il tempo, mi ha aiutato a vivere pienamente il momento presente e a ripartire sempre da capo con un atteggiamento nuovo. Ho cercato di andare oltre l’attività concreta, per incontrare l’altro come un fratello o una sorella, guardare con il cuore e fare per loro ciò che vorrei fosse fatto per me.


Questa esperienza mi ha insegnato ad aprirmi al dialogo, a donare gratuitamente il mio tempo, le mie conoscenze, un aiuto concreto, o anche solo la mia presenza e il mio ascolto. Ho imparato ad essere empatica, a non giudicare, a mettermi nei panni degli altri per comprendere la loro cultura, il loro modo di pensare, di essere e di agire.Mi sono data al 100%, lasciando da parte l’“io” per creare spazi in cui tutte le opinioni fossero valorizzate, per essere al servizio degli altri e per condividere. Per essere famiglia.



Non essendo un’insegnante, ho dovuto impegnarmi molto per preparare lezioni di spagnolo che fossero davvero utili e che permettessero ai partecipanti di apprendere.Le persone avevano livelli di conoscenza della lingua molto diversi, da chi era totalmente analfabeta fino a chi aveva bisogno di un livello avanzato per lavorare o frequentare corsi di formazione. Questo mi ha richiesto grande flessibilità, pazienza e apertura.


Anche le differenze politiche, culturali, linguistiche e di pensiero si sono rivelate molto significative. Ho dovuto continuamente “ricominciare” da me stessa, per non imporre il mio sapere o i miei schemi, ma per ascoltare e accogliere l’altro, rispettando i bisogni, i sentimenti e le credenze di ciascuno.



L’alluvione DANA – 28 ottobre


Ho avuto anche l’opportunità di fare volontariato per tutto il mese di novembre in diversi comuni della provincia di Valencia colpiti dall’alluvione, insieme ad altri giovani.Abbiamo operato in:

  • Castellar-Oliveral

  • Massanassa

  • Paiporta

  • Catarroja


Abbiamo distribuito stivali, mascherine, guanti, prodotti per la pulizia, disinfettanti, secchi, scope, pale, sacchi per l’immondizia, torce, coperte e cibo, anche per supportare altri volontari.Abbiamo aiutato a pulire case, attività commerciali e garage, ma la cosa più importante era portare speranza, essere al servizio della comunità e dei vicini di casa, metterci nei loro panni, accompagnarli e offrire un ascolto sincero.



Sono state tutte esperienze meravigliose, in cui ho potuto donarmi completamente, sentirmi accolta, sentirmi utile e toccare con mano l’unità, la fraternità vissuta e l’amore reciproco—sia nel rifugio, attraverso le relazioni con la squadra e con i residenti, sia per le strade, durante l’emergenza alluvione, grazie alla gratitudine dei vicini e all’aiuto reciproco con gli altri volontari e i giovani coinvolti.

Vorrei concludere con una frase che mi ha accompagnata e ispirata lungo tutto questo cammino:

"Non si tratta solo di servire un pasto, offrire un letto o aprire una porta: si tratta di aprirci, aprire i nostri cuori ai bisogni degli altri. L’ospitalità non è solo fornire un alloggio, ma la capacità di dare un’autentica accoglienza."— Dorothy Day

Il volontariato è un’opportunità meravigliosa per uscire dalla nostra zona di comfort e andare incontro agli altri. Per mettere i nostri doni al servizio, offrire la nostra testimonianza e condividere le nostre conoscenze.


Per vivere la fraternità e l’unità in modo concreto, per conoscere nuove culture e modi di pensare e di vivere.Per poter “farci uno” con gli altri nella quotidianità, mettendoci nei loro panni e cercando di vivere l’amore reciproco nelle piccole cose di ogni giorno.






 
 
 

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